Negli antichi documenti era detta de Burgo Vallis e popolarmente "chiesiola" per le sue modestissime proporzioni. Derivava da una primitiva edicola situata lontano dalle cinte di mura, quasi all'estremita' dell'abitato nel quadrivio da cui usciva la strada per San Severino. Fu ampliata e diversamente orientata nel '500, della quale epoca conserva il portale. Del '200, appartenente alla costruzione originaria, e' la porticina a sinistra con architrave monolitico su due mensole. La facciata e' a capanna e l'interno consta di un vano rettangolare (m. 12x9.30) con decorazioni di fastoso barocco settecentesco. Fu restaurata tra il novembre 1956 e l'aprile 1957. In quell'occasione fu trasferita sull'altare maggiore, dal fianco sinistro vicino all'ingresso, la nicchia affrescata da Lorenzo D'Alessandro con la Vergine ed il Bambino, Negl'intradossi i SS. Giovanni B. e Sebastiano e nel sottarco l'emblema bernardiniano. L'opera fu restaurata nel 1956 dal fiorentino Giuseppe Rosi (fig. 15). Gli stucchi furono ripresi da Licio Lombi di Amandola. L'espressiva Crocifissione con ai piedi S. Giovanni e le donne in pianto, gia' sull'altare maggiore, e' ora entro una cornice di stucco della parete. Ai due altari laterali sono tele con dipinti i SS. Antonio di Padova e Nicola da Tolentino. Entro cornici ovali di gesso, alternate agli altari, sono tele dipinte con S. Domenico e un altro santo domenicano. La chiesa aveva un legato di 50 fiorini lasciato da Faustino Corvini, che il vescovo De' Buoi nella sua visita pastorale (1581-82) ordino' di spendere ad utilita' del luogo sacro. E' il luogo di culto piu' caro alla popolazione del paese che si ritrova numerosa nel mese di maggio e particolarmente alla festa dell'ultima Domenica di ottobre.