Gli Statuti di Serrapetrona furono redatti l'anno 1473 ma riflettono tradizioni molto più antiche anche per quanto riguarda il culto religioso. Nelle prime tre rubriche del primo libro essi stabilivano i giorni di festività in cui agli abitanti del castello, dei borghi e di tutto il distretto comunale era vietato di fare alcun lavoro per se' o per altri con la penalità di dieci o cinque soldi ai trasgressori. Le feste elencate, oltre le Domeniche, erano quelle della Madonna, degli apostoli, degli evangelisti e dei santi Clemente , Venanzio, Giovanni Battista, Michele Arcangelo, Martino, Lorenzo, Bernardino, Sebastiano e del beato Giovanni della Martella. Festivi erano inoltre tre giorni a Pasqua e Natale, l'Epifania, l'Ascensione e il Corpus Domini. Il Comune era tenuto a dare un doppiere di cera di tre libbre ogni anno nella ricorrenza delle relative festività alle chiese della Madonna della Valle, di S. Michele Arcangelo dei frati minori, di quattro libbre a quella di S. Clemente, oltre un doppiere di tre libbre alla stessa chiesa per la festa di S. Sebastiano. A norma degli statuti (I, 40) nella soffitta della chiesa di S. Clemente doveva essere custodita la cassetta, chiusa con quattro serrature e quattro chiavi, contenente in quattro scomparti le schedine (cartutie) con i nomi degli eletti a succedersi durante l'anno nei vari consigli e magistrature e una copia degli statuti (I, 54). La porta della soffitta doveva essere chiusa con due serrature ed una chiave era affidata al sindaco, l'altra al rettore della chiesa. Dell'antichissima chiesa di S. Clemente al castello dobbiamo ricordare che nei primi tempi, insieme alle altre due chiese del paese ricordate, era sotto la giurisdizione della Pieve d'Aria e che il vescovo di Camerino Filippo il 3 aprile 1242, secondo quanto riferisce il Turchi, trasferì al monastero di S. Mariano in Val Fabiana (1) le giurisdizioni possedute dalla Pieve (S. Elena d'Aria gli apparteneva fin dal 1199) e quindi anche le chiese di Serra. In questa subordinazione si potrebbe spiegare come la chiesa di S. Clemente fosse servita da due semplici cappellani, Ventura e Giacomo, che l'anno 1300 pagavano 30 soldi di decima per i benefici goduti, mentre un signor Arcolano doveva alla cattedrale di Camerino per la stessa chiesa di S. Clemente 12 lire forse a titolo di affitto di beni appartenenti alla chiesa. Un istrumento rogato il 22 febbraio 1304 dà il nome dei cappellani e rettori Iacobuccio di Giacomo e Ventura di Giovanni (gli stessi di cui sopra), i quali permutano un terreno della chiesa con altro di certo Andrea (2). Di notevole importanza è la bolla di Eugenio IV del 3 agosto 1446 (3), che, dietro richiesta della comunità di Serrapetrona, concedeva al vescovo di Camerino Battista Enrici di unire le due chiese di S. Clemente e di S. Maria della Valle, insieme alle altre cappelle esistenti nel castello, fregiando la prima del titolo di arcipretura e priorato e sottraendole alla pievania di Aria, retta allora da Giovanni Polo di Mariano da Serra. La chiesa di S. Clemente di conseguenza assumeva piena funzione parrocchiale con l'attribuzione del fonte battesimale e del cimitero. Prebenda dell'arcipretura era il fruttato di 24 fiorini d'oro. Nei primi anni del '500 la chiesa pagava 15 lire di decima e nel 1536 aveva un reddito di 24 ducati d'oro. All'atto della visita apostolica del vescovo De Lunel nel 1572 la chiesa era stata restaurata ed ampliata, ma i lavori non erano ancora terminati. Il prelato ordinò di ultimare i restauri e che vi si facesse il fonte battesimale di pietra eliminando il bacile di rame che vi aveva trovato. Il reddito in quel tempo era di otto some di grano, quindici di mosto, due barili d'olio e circa 8 scudi. L'arciprete Venanzio Serratini, che risiedeva a Camerino, dove era canonico della cattedrale, e teneva come sostituto a Serra certo Salvatore Reali dell'Aquila, ebbe l'ordine della residenza in loco. Il visitatore decretò inoltre l'erezione della Confraternita del SS. Sacramento e dichiarò vacante la cappellania di S. Maria, eretta in S. Clemente col reddito di un rubbio e mezzo (di grano), annullando la nomina del titolare Gaspare Melchiorri che l'aveva ottenuta dal vescovo Berardo Bongiovanni l'anno 1570 in seguito a rinuncia di Apollonio Stefani, perché in contrasto con le costituzioni pontificie. Dalla visita pastorale del vescovo di Camerino Girolamo De Buoi l'11 dicembre 1581 si ricava che la chiesa era stata consacrata, il reddito annuo aveva subito variazioni: 8 some di grano, 6 di vino, poco olio, 8 fiorini. Lo stato d'anime computava 80 famiglie con circa 1000 parrocchiani. Arciprete e cappellano erano residenti, quest'ultimo con provvigione di una soma di grano, 4 di vino e 14 fiorini. Non si insegnava la dottrina cristiana perché i fanciulli non andavano! La comunità di Serra esercitava il giuspatronato sulla chiesa e presentava il nome dell'arciprete all'approvazione del vescovo. Rivendicò questo diritto nel 1830, contro i consiglieri del Comune che l'avevano avocato a sé. La chiesa versava al capitolo di S. Venanzio di Camerino ogni anno 4 some di grano. Conforme al decreto del De Lunel era stata costituita la Confraternita del Corpus Domini. Ce n'era già una femminile voluta dal vescovo Anton Giacomo Bongiovanni (1509-1535). Nel 1588 la decima pagata al Capitolo cattedrale di Camerino era di 15 lire. Negli anni 1665-1667 vi troviamo eretta la Confraternita della Misericordia. Il 12 luglio 1669 il tetto di S. Clemente minacciava rovina e si dovettero rifare tre capriate. Un intervento per la stabilità degli antichi fabbricati sacri fu promosso il 6 settembre 1681 dal cardinale Girolamo Casanate, già governatore di Camerino, il quale da Roma chiedeva di prendere ´a censoª 50 scudi per risarcire una torre annessa alla chiesa parrocchiale (il campanile), diroccata dal fulmine e minacciante rovina sulla stessa chiesa. Il 31 agosto 1719 fu richiesta la perizia del capomastro ed architetto di San Severino Antonio Marini per il riattamento alla chiesa, alla torre di S. Clemente ed al palazzo adiacente al cimitero. I lavori sembra fossero eseguiti il 9 marzo 1720. In data 4 luglio 1695 tra le chiese per cui l'arciprete di S. Clemente pagava esazioni al Capitolo della cattedrale di Camerino appaiono, oltre quelle del castello e del suburbio, le due di Statte e di S. Maria del Ponte a Castel San Venanzio, il che convalida l'affermazione del Servanzi Collio che Serrapetrona era vicaria e primiceria d'altre chiese circonvicine come ... Borgiano, Castel San Venanzio, Statte, Pozzuolo e Leteggie. Altra prova di questa giurisdizione è data dal fatto che nel biennio 1699-1700 l'arciprete pagava 15 baiocchi di gabella al Capitolo cattedrale di Camerino ancora per S. Maria di Statte. L'arciprete Senesi nel suo inventario del 1726 ricordava nella chiesa tre altari: il maggiore con un ´quadroª rappresentante la SS. Vergine tra i SS. Clemente e Martino con angeli; su di un secondo altare, entro nicchia, un dipinto "a guazzo" con S. Antonio ab. e sulla stessa parete un altro "quadro" con le SS. Lucia ed Apollonia; un terzo altare, sempre entro nicchia, aveva dipinti "a guazzo" al centro la Vergine tra i SS. Rocco e Sebastiano; all'ingresso, forse sulla parete del Fonte battesimale, era dipinto sempre "a guazzo" il Battesimo di Gesù tra i SS. Maria Maddalena e Domenico. Da questa antica chiesa di S. Clemente proviene forse il leone di marmo giacente, mutilo da un lato (cm. 51x45x22), rinvenuto oltre il ponte mentre si lavorava il terreno, oggi nell'attuale chiesa arcipretale, una buona scultura gotica. La chiesa di S. Clemente danneggiata dal terremoto del 1799, continuò la sua funzione fino alla metà del 1811. Le sue condizioni fatiscenti favorirono il passaggio del titolo e delle prerogative parrocchiali a quella di S. Francesco in seguito alla soppressione napoleonica del convento nel 1808. Questo, insieme alla chiesa, fu riscattato dal demanio ed acquistato dal comune. I registri parrocchiali superstiti risalgono al 1653 (battesimi), 1652 (cresime), 1652 (morti) (4). Alla fine dell'800 tutta la parte più antica del castello, chiesa e palazzo pubblico compresi, minacciavano rovina e furono venduti dal comune alla famiglia Peda che ne è l'attuale proprietaria.
(1) Questo monastero era a ridosso del castello di Colleluce, dove si trova ancora la sua chiesa poco lontano dalla strada per San Severino sul versante del Cesolone.
(2) Perg. 1, 8. Il Servanzi Collio lesse gennaio, anziché febbraio.
(3) Perg. VI, 7.
(4) I registri dei matrimoni risalgono al 1845 quando le funzioni parrocchiali erano passate già a S. Francesco.